Romanzo criminale, Autore - Giancarlo De Cataldo

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view post Posted on 26/8/2009, 13:32




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Romanzo criminale è un romanzo scritto dal giudice Giancarlo De Cataldo e ispirato alla vera storia della banda della Magliana, che operò in Italia a Roma tra la fine degli anni settanta e gli anni ottanta. Dal romanzo, pubblicato dalla casa editrice Einaudi, sono stati tratti gli omonimi film di Michele Placido e la serie televisiva in 12 puntate diretta da Stefano Sollima.

Il romanzo mostra gli intricati traffici che intercorrono tra stato e criminalità negli anni settanta; la lotta tra bande per il controllo dei traffici di droga, prostituzione e gioco d'azzardo nei vari quartieri della capitale; ripercorre inoltre, dal punto di vista della criminalità organizzata, la storia di un decennio d'Italia dal sequestro Moro in poi.

Trama

Una miriade di personaggi nella Roma degli anni Settanta, dove una banda di criminali prende il potere in città con strategie di stampo mafioso. Tutti sembrano sottoposti al ricatto della droga e le forze dell’ordine sembrano troppo impegnate a combattere il terrorismo per occuparsi della malavita organizzata. Peccato, perché non si accorgono di quanto la città stia diventando preda di una mafia intelligente e spietata. Così, il Libanese, il Freddo, il Dandi e il Secco, accompagnati da comparse più o meno di rilievo, prendono il potere sulla delinquenza comune e su quella malavita che fino ad allora si era limitata alla supremazia di quartiere. La conquista del territorio inizia con un sequestro di persona e soprattutto con la decisione di non spartirsi i soldi accumulati ma di reinvestirli nell’acquisto di una partita di droga. Con poche efferate ma ben delineate mosse, riescono così ad ottenere il controllo su tutta la città e devono fermarsi solo a Centocelle e al Tuscolano dove la banda locale riesce a mantenere le proprie posizioni. L’organizzazione è capillare, parte dalla droga, ma riguarda tutto, dallo strozzinaggio alla prostituzione e al gioco attraverso la gestione del Seven Climax, quello che sarà uno dei locali più in della città. Impressionante è la gestione organizzativa a tutto tondo della Banda. C’è l’addetto a “far girare i soldi”, il Secco, i “cavalli”, i piccoli spacciatori, ecc.


Prima parte

La banda nasce quando il Libanese e i suoi soci incontrano il Freddo e i suoi in seguito a un furto: l'auto del Libanese è stata rubata da un drogato detto Sorcio e rivenduta al Freddo. Dopo qualche momento di tensione, i due si accordano e danno origine ad una associazione criminale.

Il loro progetto è di costituire un'associazione simile alla mafia siciliana, superando i piccoli interessi da piccoli malfattori in vista di obiettivi più ambiziosi. Il primo colpo è il rapimento del barone Rosellini. Il prigioniero viene affidato ad un'altra banda. Uno dei guardiani inavvertitamente si fa vedere in volto, costringendoli ad uccidere il barone. Ciononostante, il riscatto viene pagato. La banda, su suggerimento di Libanese e Freddo, decide di reinvestire la maggior parte del ricavato in traffico di droga. A tal fine concludono un patto con la camorra di Raffaele Cutolo. Uno solo di loro, soprannominato Satana, non sta all'accordo e abbandona l'associazione.

Ad indagare sul rapimento sono il poliziotto Nicola Scialoja e il sostituto procuratore Borgia. Scaloja, seguendo il filo di alcune banconote segnate facenti parti del ricatto, risale a Patrizia, una prostituta legata al Dandi, uno dei capi della banda. Ma non riesce a trovare prove concrete.

L'espandersi delle attività criminali del gruppo entra in conflitto con gli interessi del Terribile, un altro piccolo criminale di Roma. Questi, per disfarsi dei nemici, fa una soffiata alla polizia e i capi della banda finiscono in prigione. Comunque vengono rilasciati poco dopo per mancanza di prove.

Nello stesso periodo, Aldo Moro è rapito dalle brigate rosse. La banda viene inizialmente contattata per la liberazione, ma in seguito appare chiaro che a nessuno interessa salvare la vita del politico democristiano. Moro è assassinato dai brigatisti un mese e mezzo dopo il rapimento.

Si decide finalmente di affrontare direttamente il Terribile. Rimasto solo si affida al Sardo chiedendo un nascondiglio sicuro. Il Sardo lo vende alla banda rivelandogli il nascondiglio. Viene ucciso a colpi di mitra e il Freddo gli dà il colpo di grazia con un coltello a serramanico del Libanese. All'omicidio non partecipa il Libanese, che ha un motivo personale d'odio verso il Terribile e sarebbe il primo sospettato. Subito dopo il Freddo viene arrestato per una denuncia risalente a prima della formazione della banda. Il Libanese ammazza il denunciante, per ripagare il Freddo dell'eliminazione del Terribile.

L'attività di reinvestimento del denaro sporco si espande. A Patrizia viene comperato un bordello di gran lusso e la banda apre una bisca clandestina di alto livello. Nel gruppo si infiltrano un rappresentante della mafia siciliana detto Nembo Kid, due agenti segreti soprannominati Zeta e Pigreco, e un esponente dell'estrema destra chiamato il Nero.

Zeta e Pigreco cercano di confondere le indagini e ricattano il commissario Scialoja, reo di aver fatto fuggire in Francia una attivista di sinistra, sospettata di terrorismo e lo costringono a farsi trasferire a Modena.

Il Nero, su richiesta delle due spie e col supporto di un esponente della mafia, ammazza il Pidocchio, un giornalista scandalista scomodo ad un noto politico. (L'evento corrisponde, nella storia reale, all'assassinio di Mino Pecorelli, che aveva lanciato accuse contro Giulio Andreotti). Un personaggio politico detto il Vecchio tira le fila di Zeta e Pigreco. Usa la pressione della forza pubblica per costringere la banda a collaborare con i suoi progetti: fa arrestare alcuni di loro, tra cui il Libanese, per un breve periodo; fa chiudere la bisca e il bordello.

Il rapporto tra Libanese e Freddo si guasta a causa del rapporto con i servizi segreti, che Freddo non approva, e delle ambizioni grandiose e irrealiste di Libanese. Questi diventa sempre più teso, perde molto al gioco e una sera, dopo aver contratto un grosso debito con i fratelli Gemito, vecchi alleati del Terribile, rifiuta di pagare e li insulta brutalmente. La reazione non si fa attendere: Libanese viene abbattuto per strada da due sicari.

Nel frattempo Scialoja partecipa alle operazioni di salvataggio dopo la Strage alla stazione di Bologna. Si convince a ritornare a Roma e continuare le indagini sulla banda, riuscendo, tramite amicizie del procuratore Borgia e farsi ritrasferire a Roma.

Seconda parte

La banda, ora guidata dal Freddo, cerca di vendicare il Libanese, ma inizialmente con scarso successo. Mario il Sardo esce dal manicomio criminale e pretende di avere più potere e denaro. Viene eliminato. Finalmente la banda riesce a scovare e assassinare i fratelli Gemito ma, durante l'ultimo agguato, Bufalo e Ricotta sono catturati dalla polizia.

Dandi si lega sempre di più alla mafia siciliana e ai servizi segreti. Comincia a fare affari da solo con Trentadenari senza informare gli altri.

Quando Patrizia esce dal carcere, riallaccia la relazione con Scialoja e, prima di lasciarlo definitivamente, gli rivela l'ubicazione delle armi della banda nel sotterraneo del ministero. Il deposito viene svelato e il guardiano rivela il nome di alcuni dei membri della banda alla polizia.

Mentre il Freddo si trova in carcere per strascichi di vecchi crimini, il resto della banda diventa sempre più instabile e violento. Effettuano vendette sanguinarie contro rivali di piccolo calibro. Nembo Kid è incaricato da zio Carlo di assassinare un banchiere a Milano ma l'operazione và storta e viene ucciso dalla polizia.

Il Freddo sta per uccidere il Sorcio, che aveva venduto dell'eroina al fratello Gigio, quando vengono entrambi arrestati. Il Sorcio si pente e rivela tutta la struttura della banda agli investigatori. Tutti vengono arrestati, tranne il Dandi.

Terza parte

Dandi è comunque catturato in seguito mentre fa visita a Patrizia. Infine tutti vengono scarcerati anche grazie agli intrighi del Vecchio. Solo Bufalo e Ricotta, che sono stati colti in flagrante delitto, restano in prigione. Bufalo cova un odio rabbioso contro Dandi; riesce a farsi dare l'infermità mentale e infine fugge dal manicomio criminale. Mette assieme una sua banda e al momento opportuno assassina il Dandi.

Nel frattempo il Freddo è fuggito in Sudamerica con Roberta, la sua nuova amante, per la quale ha lasciato tutto. Ma la storia non dura. Dopo che suo fratello Gigio viene assassinato e la polizia riesce a scovarlo, si pente e gli ultimi rimasti nella banda sono condannati a pesanti pene.

I membri della banda

* Il Libanese: è l'ideatore della banda e capo carismatico. Il suo progetto consiste nel fondare una organizzazione gerarchica efficiente e superare le divisioni dei piccoli criminali che ne fanno parte. Insiste continuamente sull'importanza di cuore e cervello contro l'ottuso egoismo di alcuni membri. Ha delle ambizioni grandiose e irrealistiche, che lo portano in divisione con l'altro capo, il Freddo. È un fascista convinto e un grande ammiratore di Mussolini. Incompreso, diventa sempre più preoccupato e solo, fa un errore che gli sarà fatale.
* Il Freddo: capo della banda alla pari col Libanese al quale è molto legato. Ha un carattere chiuso e insondabile. Lui e il Libanese si trovano spesso d'accordo, senza nemmeno bisogno di discutere, sui progetti della banda. Ha un fratello minore che tenta senza successo di avviare sulla diritta via.
* Dandi: uno dei capi. Incomincia a fare affari da solo senza informare gli altri. Viene ucciso dal Bufalo perché accusato di vigliaccheria durante l'omicidio di Gemito.
* Bufalo: un membro irrequieto
* Trentadenari: un Napoletano a Roma
* Nembo Kid: ha i contatti giusti
* Il Nero: Ammiratore nonchè ex discepolo di evola, neofascista convinto. Appartiene di diritto allo spontaneismo armato, legato ai NAR, è il tramite tra la criminalità comune e quella nera. De Cataldo si ispira a Carminati per il suo personaggio e riesce a delineare benissimo la figura del militante dei NAR, dello spietato guerriero senza sonno. Nichilista, freddo e spietato, il nero uccide e si muove spinto da un'insaziabile voglia di agire, e a moptivare la sua azioni è l'Azione stessa, in un incalzare frenetico. L'ideologia fascista trova il tempo che prova, il nero è mosso prima di tutto da un'assoluta tensione alla ribellione, l'azione per l'azione, la violenza per la violenza, il suo agire trova il fine nel mezzo stesso. L'importante non è la rivoluzione, non sono i soldi, non è neppure la riuscita delle proprie mosse. L'importante è l'azione stessa, con un totale distacco dal risultato di quest'ultima. La caratterizzazione profonda di questo personaggio è una delle cose più belle del libro di de Cataldo. E nonostante la sua crudeltà e fredezza, non possiamo fare a meno di ammirare il coraggio e la figura del nero.


Immagini dal Film
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